Il
cavallo aggiogato al carro da guerra fu lo strumento principale di affermazione
delle popolazioni indoarie nel subcontinente, comunque si sia effettuata la
progressiva penetrazione nel territorio tra Indo e Gange.
Questa
cornice bellica e guerresca deve avere influito sull’immagine stessa
dell’animale e sulla sua ricezione in territorio indiano.
Non
a caso ancora oggi in Rājasthan c’è un detto che recita “le vacche sono sacre,
ma i cavalli sono divini”,
quasi a mettere in competizione la vacca sacra di cultura brahmanica con il cavallo,
cavalcatura regale e guerriera cara agli kṣatriya.
Del resto anche a Roma i cavalli destinati alla cavalleria venivano consacrati
a Marte, il dio della guerra, nelle cosiddette Equinie (dal ventisette febbraio
al quattordici marzo), segnalando l’inizio delle spedizioni militari.
Secondo
il mito il cavallo emerge insieme ad altri preziosi doni dal frullamento dell’Oceano
di latte compiuto dai deva e dagli asura per recuperare una serie di
oggetti perduti.
Il
fantastico ur-cavallo, progenitore di
tutte le creature equine, aveva il nome di Uccaiḥśravas, letteralmente
“lunghe-orecchie” o “dal sonoro nitrito”. Uccaiḥśravas è il cavallo del dio
Indra, il re degli dei noto per le sue qualità guerriere.
In origine questo cavallo era dotato di ali, ma fu Indra stesso a reciderle per
farne dono agli uomini affinché Uccaiḥśravas non potesse volarsene via.
Dunque
anche in India il cavallo è generato dall’acqua e rivela un legame con questo
simbolo delle origini primordiali e dell’indistinto, nonché della dimensione
ctonia.
Queste
connotazioni fanno del cavallo un animale dalla significativa sessualità.
L’inno ṚV 1.65 accomuna il cavallo all’impeto attraverso l’immagine dell’acqua
corrente e del fuoco.
In
India però l’equino è soprattutto animale solare e uranico, caratteristiche,
queste, che gli derivano probabilmente proprio dalla cornice simbolica alla
quale si faceva riferimento sopra, quella determinata dalla funzione militare
dell’animale.
Aiyanar
(o Iyenar) è in Tamil Nadu il custode notturno dei villaggi, cavalca un destriero
e ha aspetto marziale.
Coomaraswamy-Nivedita (2007), pp.
239-240. Vedasi anche Leslie 1992,
pp. 120-121 e Gauthier 2001, p. 26.