Il pantheon
femminile hindu è particolarmente ricco e variegato, forse ancora di più di
quello maschile.
Poco conosciuta ancora è la figura
di Cāmuṇḍā, divinità femminile terribile e legata
ai culti tantrici.
Probabilmente era in origine una divinità
locale e popolare poi assorbita nel pantheon hindu. Un culto antichissimo e
misterioso praticato dalle popolazioni munda, tra i primi abitatori del
subcontinente indiano (http://www.treccani.it/enciclopedia/munda/)
Ricca e straordinaria la sua iconografia:
armata di spada e tridente, abbinata al serpente e dotata di tamburo, fulmine e
mazza ornata di teschi (o fatta di teschi), si può accostare per questi
attributi proprio al dio Śiva (o Rudra).
E' sovente
accompagnata da altre figure femminili e da fantasmi o animali che si cibano
del cadavere sul quale la stessa Cāmuṇḍā danza o con il
quale si unisce sessualmente.
Cāmuṇḍā nutre questi
suoi assistenti con il sangue che le zampilla dalla testa che lei stessa si è
recisa, forse rimando macabro e misterioso ai sacrifici, anche umani, che le
venivano offerti (è nota in questo senso anche come "Chinnamastā, dalla
testa tagliata").
Chinnamastā è
anch'essa una forma terribile della Dea, in particolare una forma della
stessa Cāmuṇḍā.
Il sangue
zampilla di solito da tre canali, cosa che rimanda alla tradizionale fisiologia
dello yoga coi tre nāḍī (in sanscrito "tubo") tre
canali attraverso i quali passa il flusso energetico (prana).
Come tutte le
divinità indiane ha un suo speciale veicolo animale, in questo caso il gufo (o
civetta).
Il suo nome è fatto risalire alla
leggenda secondo cui Parvati (la paredra di Śiva) avrebbe assunto
questa forma terribile per sconfiggere i demoni Chanda e Munda.
E' tradizionalmente associata alle sette
madri (saptamātṝkā) sette divinità femminili di cui è
ricca l'arte indiana.
Numerosi i templi
a lei dedicati, per esempio in Kangra in Himachal Pradesh, a Bubhaneswar in
Orissa e sulla collina omonima (Chamundi) a Mysore.
ओं
नमः चामुण्डायै